giovedì 27 giugno 2013

SCIENZIATI ITALIANI SVELANO I SEGRETI DEL BATTERIO CHE MANGIA IL PETROLIO E BIO-RISANA IL MARE


Sequenziato il genoma del Acinetobacter venetianus VE-C3 
batterio-mangia-petrolio



La ricerca dovrà proseguire, ma è stato probabilmente compiuto un importante passo in avanti nella lotta all’inquinamento da petrolio. Research in Microbiology, una rivista dell’Institut Pasteur, ha pubblicato la ricerca The genome sequence of the hydrocarbon degrading Acinetobacter venetianus VE-C3, nella quale un team internazionale di ricercatori, coordinato da Renato Fani, associato di Genetica presso l’Università di Firenze, in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano, illustra il sequenziamento completo del genoma del batterio Acinetobacter venetianus VE-C3.


I batteri, per la loro capacità di degradare gli idrocarburi, possono essere sfruttati per il biorisanamento di ambienti inquinati da petrolio e Marco Fondi, ricercatore dell’Università di Firenze, sottolinea che «Lo studio del genoma di Acinetobacter venetianus VE-C3 fornisce importanti informazioni sui meccanismi messi in atto dai batteri per adattarsi al particolare ambiente biologico in cui vivono; permette di comprendere i meccanismi alla base del metabolismo degli alcani e dell’adesione dei batteri alle gocce di idrocarburi (come il diesel) e di resistenza ai metalli pesanti».
I ricercatori Italiani, britannici, uruguayani, belgi ed olandesi  spiegano che, «Isolato nella laguna di Venezia nel 1996, l’Acinetobacter venetianus VE-C3 è un batterio marino che vive nelle acque inquinate e ha sviluppato la capacità di metabolizzare composti come gli idrocarburi rendendoli meno dannosi per l’ambiente; tale processo, quando sfruttato dall’uomo viene chiamato “biorisanamento”». Ermanno Rizzi, ricercatore dell’Itb-Cnr di Milano, aggiunge: «Il sequenziamento del genoma batterico è stato possibile grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, in grado di produrre un elevata quantità di sequenze, che consentono di decodificare un intero genoma batterico senza informazioni genetiche a priori. Grazie ai dati genetici e genomici ottenuti, è stato possibile ampliare le conoscenze dell’intero genere batterico Acinetobacter, rilevandone l’estrema diversità, rispetto ad altri batteri che pur appartenendo allo stesso genere, sono patogeni aggressivi per l’uomo».
Gli altri italiani che hanno partecipato a questa importante ricerca sono: Giovanni Emiliani, Valerio Orlandini, Luisa Berna, Maria Cristiana Papaleo, Elena Perrin.
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