mercoledì 30 marzo 2016

IL MIGLIOR RIMEDIO CASALINGO PER RIMUOVERE PELI SUPERFLUI DAL VISO !


Molte donne lottano con rimozione regolare dei peli sul viso, spendendo spesso molti soldi per la loro rimozione e per lo più lo fanno con cera o depilazione e tutte questo causa dolore e irritazione cutanea,senza considerare che si ha comunque a che fare con sostabze non naturali Per queste ragioni, si consiglia una ricetta antica che è stata usata per secoli in Medio Oriente. Si tratta di una ricetta naturale al 100% che elimina tutti i peli superflui sul viso, senza danneggiare la pelle. Inoltre, la vostra pelle sarà liscia e avrà un meraviglioso bagliore , grazie alle vitamine e minerali presenti negli ingredienti della maschera.

martedì 29 marzo 2016

NUOVE MISTERIOSE STRUTTURE INDIVIDUATE SULLA SUPERFICIE LUNARE



Il Chang’e-2 è una sonda dell’Agenzia Spaziale Cinese per l’esplorazione lunare senza equipaggio, lanciata il 1 Ottobre 2010 come anche il successore della sonda lunare Chang’e-1.
Secondo quanto pubblicato dal quotidiano britannico Examiner alcune foto scattate dalle varie sonde lunari evidenziano in modo inequivocabile dei profili perimetrali riconducibili probabilmente a degli edifici ben visibili dall’alto e delle strutture squadrate che sembrano ergersi sulla superficie lunare distinguendosi in modo netto dal resto del paesaggio circostante.







Il ricercatore argentino Marcelo Irazusta ci sorprende ancora una volta con una nuova scoperta. Infatti alcune immagini della NASA pubblicate da Google Moon mostrano l’esistenza di strutture regolari che non corrispondono affatto ad una formazione geologica naturale.È inoltre possibile osservare una perfetta zona quadrata di 35 metri per lato, che nel corso della giornata lunare sembra acquistare una maggiore luminosità . Le immagini sono di libero accesso per tutti coloro che hanno una certa familiarità con l’applicazione di Google. Le coordinate per individuare le strutture sono:42 ° 40’1.29 “S 12 ° 11’26.49” W.

E. De Bellis

http://segnidalcielo.it/nuove-misteriose-strutture-individuate-sulla-superficie-lunare/
http://misteroufo.blogspot.it/

LE BALLE DEGLI UNTORI


michele-salvati
Di Franco Remondina (dodicesima.com)

Per mostrarvi come ci prendano per il culo, dovete leggere lo sproloquio economico di una delle “grandi firme” del corriere: Michele Salvati, che il 17 marzo scrive un articolo, da cui estraggo questo passo:

Per procedere con le riforme strutturali è necessario anzitutto mettere al riparo il Paese dal pericolo di attacchi speculativi cui l’espone il suo enorme debito pubblico.
La semplice presenza di una ricchezza privata superiore e di un debito previdenziale inferiore a quelli di altri Paesi non basta: bisogna dimostrare che la maggiore ricchezza privata può essere convertita in minor debito pubblico e temo che operazioni di finanza straordinaria, di cui comprensibilmente non si parla, siano inevitabili per operare questa conversione: ai detentori dei titoli del nostro debito non interessa che gli italiani siano ricchi, vogliono essere ragionevolmente sicuri che quei titoli verranno ripagati.
Così come temo sia inevitabile, nell’impossibilità di una svalutazione vera, una svalutazione interna, cioè una dinamica salariale più bassa, allo scopo di dare maggiore competitività alle nostre imprese.
L’ideale, ovviamente, sarebbe una maggiore crescita della produttività: ma questa in Italia ristagna da vent’anni ed è improbabile che le numerose misure che il governo ha preso per rianimarla abbiano successo in tempi brevi.
Nel frattempo però le esportazioni tengono a malapena il passo con le importazioni e il tasso di occupazione è molto inferiore a quello degli altri Paesi con cui ci confrontiamo.”

Ve ne faccio la traduzione?

Dice che lo “Stato” deve fare una patrimoniale per ridurre il debito pubblico.

Ri-tradotto:

Lo Stato deve fare un prelievo dai conti correnti delle persone per abbassare il debito pubblico.

Avete capito adesso? È la ricetta di un esimio professore di economia… con cattedra all’Università di Bologna… mi pare… no, Modena…

Che roba ragazzi…

Questo, sarà anche professore di economia, ma di economia non capisce una mazza. Già, Franco Remondina, che è un “nessuno”, se vuole, gliela spiega l’economia…

Dai Salvati, teléfonami, che te la spiego…

Fàllo, almeno la smetti di dire stupidaggini.

Vuole che lo stato ci “rubi” i soldi dal conto corrente, questo imbelle.

Scusa Salvati, ma com’è che le Banche centrali mondiali hanno acquistato 12 000 miliardi di debito pubblico dal 2008 e che BankItalia ne compra 160 miliardi ogni anno?

Cioè, Salvati ci chiede di ripagare BankItalia con i nostri soldi dei conti correnti per questa operazione che BankItalia fa a costo ZERO?

Se il Think-Tank, i consigli sono di questo tenore siamo fottuti… e il guaio è che: sono di questo tenore!

L’austerità si è trasformata in depressione e deflazione grazie ai Salvati, ai Boldrin, ai venduti alla finanza.

Poiché ci sono queste “teste di…”, abbiamo la sofferenza sparsa dappertutto, abbiamo i memi di “se tutti pagassero le tasse”, “l’immigrazione è una ricchezza” etc etc…

L’austerità è una cretinaggine?

No, è una scelta a difesa della finanza!

L’austerità, come dice Zibordi, si regge sulla finzione che ci debba essere solo debito e niente moneta.

Per questo fanno la lotta al contante, non per combattere il riciclaggio o l’evasione fiscale.

Draghi, con i QE ha creato dal nulla 2200 miliardi di euro.

Dove li ha presi?

Inoltre, il debito pubblico italiano “netto” è di 1400 miliardi… Lo sa questo, Salvati?

La faccenda è semplice: se stampi banconote e compri il debito, l’operazione è a costo ZERO.

Invece, poiché ci sono i Salvati, Boldrin et altri, vi parlano di “patrimoniale”…

fonte:http://www.iconicon.it/blog/2016/03/le-balle-degli-untori/
michele-salvati

domenica 27 marzo 2016

C’E’ IN BALLO UN GRANDE ACCORDO TRA USA E RUSSIA IN SIRIA ?





È roba da romanzo di spionaggio: nessuno parla. A ci sono indizi che la Russia non annuncerà il ritiro parziale dalla Siria prima dei negoziati di Ginevra a meno che non sia siglato un grande accordo con Washington.

C’è in ballo un qualche tipo di accordo, del quale non sappiamo ancora i dettagli: ecco cosa sta facendo trapelare la CIA tramite i propri burattini. Ecco il vero significa di un’intervista rilasciata al momento opportuno da Obama che, nonostante inviti a spegnere la coscienza critica, suona come un importante documento circa un cambiamento di rotta.



Obama prova a dare un’imbiancata a quanto fatto in precedenza, ammettendo che l’intel USA non aveva identificato in maniera specifica il governo diAssad come responsabile degli attacchi chimici di Ghouta, a cui aggiunge chicche come sostenere che l’Ucraina non è di vitale importanza per gli USA – un’affermazione che cozza terribilmente con la dottrina Brzezinsky – o che L’Arabia Saudita si approfitta della politica estera USA – parole che hanno scatenato una dura reazione dell’ex compare di Osama Bin Laden, nonchè potente uomo Saudita, il Principe Turki.

Un compromesso sembra imminente e ciò implica che c’è stato un cambio di potere sopra Obama – che di fatto è un portavoce. Ovviamente non è detto che le bellicose strategie del Pentagono e della CIA saranno ridimensionate.

L?intel russa non si può fidare di un’amministrazione USA infestata di neocon, per di più la dottrina Brzezinsky ha fallito – ma non è morta. Parte del piano del Dottor Zbig era di inondare i mercati con il petrolio in esubero dell’OPEC per distruggere la Russia.

Quella mossa ha fatto danni, ma la seconda parte, che sarebbe consistita nell’indurre la Russia alla guerra in Ucraina, nella quale gli Ucraini sarebbero stati carne da macello da offrire sull’altare della “democrazia”, è miseramente fallita. C’era anche la speranza che la situazione in Siria avrebbe portato la Russia in un pantano simile a quello di Dubya [George W. Bush, NdT] in Iraq – ma anch’essa è miseramente fallita nel momento in cui la Russia ha proposto il cessate il fuoco.

Il fattore curdo

Sono facilmente reperibili spiegazioni convincenti per il (parziale) ritiro della Russia dalla Siria. Ciò che conta è che la base aerea di Khmeimim e quella navale di Tartus resteranno al loro posto. I principali ufficiali resteranno. Rimarrà intatta la possibilità di incursioni aeree e di lancio di missili balistici dal Caspio e dal Mediterraneo – tutto operativo. La forza Aerea russa continuerà a coprire le spalle alle truppe di Damasco e Teheran.

Per quanto la Russia si possa ridimensionare, non lo faranno l’Iran ed Hezbollah. Teheran ha addestrato e armato importanti forze paramilitari – migliaia di soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan che combattono a fianco di Hezbollah e dell’Esercito Arabo Siriano (SAA). L’SAA continuerà la sua avanzata e a rafforzare le proprie posizioni sul campo.

Con l’inizio del summit di Ginevra tutte queste operazioni vengono in pratica congelate. Ciò ci porta al vero punto focale, che deve essere incluso nel possibile grande accordo.

Il punto focale è incentrato sulla durata attuale cessate il fuoco (o “cessazione delle ostilità”), che è tutt’altro che scontata. Ammesso che tutto stia in piedi, potrebbe emergere una Siria federale, suddivisa come la luce viene suddivisa da un prisma.

Di base ci saranno tre grandi province: un Sunnitistan, un Curdistan e un Cosmopolitistan.

Il Sunnitistan includerebbe Deir ez-Zor e Raqqa, sempre che l’intera provincia possa essere liberata dall’ISIS.

Il Curdistan sarebbe situato lungo il confine turco – cosa che manderebbe al manicomio il Sultano Erdogan.

Il Cosmopolitistan sarebbe il cuore multietnico della Siria, da Damasco alla Latachia ad Alleppo, popolato da Alawiti, Sunniti, Cristiani e Druzi. La Zona industriale della Siria.

I Curdi siriani sono già indaffarati a dichiarare che una Siria federale sarebbe basata su uno spirito di unità, non sui confini geografici.

La risposta di Ankara, prevedibilmente, è stata dura: ogni tipo di aggregazione curda nel nord della Siria rappresenta non solo un problema, ma una “minaccia all’esistenza” della Turchia. Ankara potrebbe cedere alla tentazione di credere che Mosca, con la parziale smobilitazione, volterebbe lo sguardo in caso di invasione militare della Siria del nord, fino a che non venga toccata la provincia della Latachia.

Nell’ombra, si annida la possibilità che l’intel russa abbia siglato un accordo con l’esercito turco – con il corollario che una possibile eliminazione dalla scena del Sultano Erdogan potrebbe creare i presupposti per un ritorno ad un’amicizia russo-turca, fondamentale per conseguire l’integrazione eurasiatica.

Ciò che hanno in mente i Curdi siriani non ha nulla a che vedere con il separatismo. Essi sono 2.2 milioni, facenti parte di una popolazione siriana ridotta a circa 18 milioni di abitanti. I loro cantoni presso il confine turco-siriano – Jazeera, Kobane e Afrin – sono stati identificati nel 2013. L’YPG ha già unito Jazeera a Kobane ed in procinto di unire anche Afrin. Questi, semplificando, formano la provincia di Rojava.

I Curdi di Rojava – influenzati dai concetti sviluppati dal leader imprigionato del PKK Abdullah Ocalan – si stanno confrontando con Arabi e Cristiani su come mettere in atto il federalismo, privilegiando un modello orizzontale autogestito, una specie di confederazione in stile anarchico. È una visione politica affascinante, della quale farebbero parte anche le comunità curde di Damasco ed Aleppo.

Mosca – questo è fondamentale – supporta i Curdi. Per cui essi dovrebbero essere inclusi nelle negoziazioni di Ginevra. Il gioco di lungo respiro messo in atto dalla Russia è complesso: non essere strettamente allineati con Damasco o con la screditata “opposizione” supportata ed armata da Turchia e GCC. Il team Obama, come al solito, non sa da che parte stare: c’è la questione “alleati della NATO” – ma persino Washington sta perdendo la pazienza nei confronti di Erdogan.

Vincitori e sconfitti in geopolitica

Solo i proverbialmente ignari media occidentali sono stati colti alla sprovvista da questa mossa diplomatica russa in Siria. La coerenza [russa, NdT] è ormai la norma.

La Russia ha costantemente migliorato la partnership strategica con la Cina. Ciò in parallelo con la situazione di guerra ibrida in Ucraina (operazioni asimmetriche mixate con supporto economico, politico, militare e tecnologico alle Repubbliche di Donetsk e Lugansk); persino gli ufficiali NATO con QI decente si sono visti costretti ad ammettere che senza la diplomazia russa è impossibile trovare una soluzione alla guerra nel Donbass.

In Siria, Mosca ha raggiunto il grande risultato di far vedere al team Obama la luce in fondo al tunnel della guerra sostenuta dai neo-con, presentando una soluzione che menzioni anche l’arsenale chimico siriano, dopo che Obama si è messo da solo nell’angolo. Obama lo deve a Putin e a Lavrov, i quali lo hanno letteralmente slavato non solo da grande imbarazzo, ma anche da un ennesimo problema mediorientale.

Gli obiettivi russi in Siria, dichiarati a settembre 2015, sono stati raggiunti. I jihadisti di ogni gruppo sono in fuga – inclusi quelli nati nelle repubbliche a sud del Caucaso. Damasco è stata preservata da un cambio di regime forzoso in stile Saddam o Gheddafi. La presenza russa nel Mediterraneo è sicura.

La Russia porrà grande attenzione al “cessate le ostilità” e se il Partito della Guerra dovesse decidere di intensificare il “supporto” a Daesh o ai “ribelli moderati” con qualche sotterfugio, sarà pronta a ritornare in un lampo. Per quanto riguarda il Sultano Erdogan, può chiacchierare quanto vuole riguardo il suo sogno di una no- fly zone, ma il fatto è che il confine siriano nordorientale ora è protetto dal sistema di difesa aerea S-400.

Per di più la stretta collaborazione della coalizione “4+1” – Russia, Iran, Siria, Iraq ed Hezbollah – è andata molto più in là di una mera alleanza russo-sciita. Si prefigura un grosso cambio geopolitico, in cui la NATO non sarà più la sola a dettare legge, con il suo imperialismo umanitario; questa “altra” coalizione si potrebbe configurare come parte di un futuro e fondamentale blocco dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

Ad oggi è stupido parlare di vincitori e vinti riguardo la tragedia siriana, che dura ormai da cinque anni – specialmente con la Siria fatta a pezzi da una vergognosa ed imposta guerra per procura. Gli eventi però puntano, geopoliticamente parlando, ad una grande vittoria della Russia, della Siria e dei Curdi siriani e di una grande sconfitta per Turchia e la gang dei petroldollari del GCC, soprattutto se guardiamo gli interessi energetici che ci sono in ballo.

È sempre fondamentale puntualizzare che la guerra in Siria ruota attorno all’energia – il “premio” consta nel conseguire una posizione migliore in qualità di fornitore di gas per l’Europa. La sfida è tra il gasdotto Iran-Iraq-Siria o il rivale che va dal Qatar alla Turchia, che implicherebbe una Damasco vulnerabile.

Ulteriori grandi sconfitti a livello geopolitico sono l’autoproclamata leadership umanitaria di ONU e UE. E più di tutti il Pentagono e la CIA, insieme alle loro cricche di “ribelli moderati”. Non sarà finita fino a che l’ultimo jihadista non canterà la sua “canzone del paradiso”, nel frattempo una Russia “in pausa” resta vigile.



Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a pepeasia@yahoo.com.

Fonte: http://sputniknews.com/

Link: http://sputniknews.com/columnists/20160317/1036477086/us-russia-syria-bargain.html

17.03.2016

fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione FA RANCO


 

sabato 26 marzo 2016

IL FISICO GIORGIO PARISI: «SCIENZA E TECNOLOGIA ASSOMIGLIANO ALLA MAGIA»



Intervista con uno dei più importanti fisici italiani: scienza e religione devono restare separate, ma la prima non ha tutte le risposte
di Giovanni Zagni



Giorgio Parisi, classe 1948, romano, è uno dei più importanti fisici italiani. Autore di circa 500 pubblicazioni nei campi della fisica delle particelle elementari, della meccanica quantistica, della teoria delle stringhe e della fisica matematica, è membro dell’Accademia dei Lincei da oltre vent’anni. «La fisica ha di sicuro qualche aspetto in comune con la filosofia», dice a Linkiesta.

Ai primi di febbraio ha pubblicato una lettera sulla prestigiosa rivista Nature per chiedere un migliore bilanciamento dei fondi destinati alla ricerca scientifica nei Paesi europei. Lo abbiamo raggiunto per chiedergli quali sono i rapporti tra religione e scienza moderna: qualche anno fa prese pubblicamente posizione contro l’intervento dell’allora papa Benedetto XVI all’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza, l’università romana dove insegna da anni. Sono passati pochi anni, ma le cose gli sembrano cambiate: «La posizione dell’attuale papa è molto più rilassata», commenta.

Professor Parisi, Lei si è occupato e si occupa anche di fisica delle particelle elementari. C’è un aspetto fondamentale di questo tipo di indagine: essa riguarda i meccanismi fondamentali dell’Universo, si interroga sulle sue leggi più basilari. Non trova che questa indagine abbia qualche aspetto in comune con la filosofia o la religione – che, in qualche modo, risponda a domande in parte simili?

Diciamo che la fisica ha di sicuro qualche aspetto in comune con la filosofia, in quanto in fondo la fisica è la discendente della filosofia naturale. Il famoso titolo di PhD che viene dato anche ai nostri dottorati vuol dire Philosophiae Doctor e io stesso ho ricevuto una laurea honoris causa in filosofia Sono anche membro dell’American Philosophical Society, che è stata fondata da Benjamin Franklin per l’avanzamento della conoscenza.

E per quanto riguarda la religione?

Io penso che le due cose siano completamente diverse. La fisica, e più in generale la scienza, cercano una spiegazione del mondo restando dentro il mondo, mentre le religioni – almeno quelle che conosco io, diciamo le religioni monoteistiche – cercano risposte fuori dal mondo, in qualcosa che trascende il mondo.

Se volessimo proseguire con questa analogia, c’è un altro aspetto della scienza moderna – e in particolare della fisica moderna – che le dà, agli occhi del neofita, un’aura con qualcosa di religioso. Essa è incomprensibile, o quasi, a chi non ha conoscenze a volte anche molto specifiche, per cui assume i tratti del misticismo, della religione per iniziati. È d’accordo?

Certamente la fisica moderna ha un problema di divulgazione. Piuttosto che al misticismo, la fisica moderna tende oggi a essere vicina alla magia. Qual è l’aspetto essenziale della magia? Viene fatto un gesto, viene pronunciata una formula magica e poi avviene qualcosa che sembra non aver niente a che vedere con quello che è stato fatto. Pensiamo a toccare una zucca che si trasforma in una carrozza, o alle macumbe, in cui vengono messi degli spilloni su un fantoccio per provocare la morte di una persona.



Piuttosto che al misticismo, la fisica moderna tende oggi a essere vicina alla magiaGiorgio Parisi


L’aspetto “magico” non appartiene solo alla fisica.

Quello che succede è che, per la mancanza di una istruzione spcifica, siamo circondati di oggetti “magici”, dai telefonini ai televisori. La situazione è resa anche peggiore dal modo in cui vengono presentate le scoperte scientifiche, che sono presentate molto spesso con tono di stupore, sottolineando appunto l’aspetto magico. C’è un bel libretto di Marco D’Eramo, dal titolo Lo sciamano e l’elicottero, che si occupa della coesistenza tra pensiero magico e tecnologia e racconta, ad esempio, degli sciamani dell’Asia centrale che si spostano tra una comunità e l’altra a bordo degli elicotteri.

Anche la fisica ritenuta più complessa dell’inizio del secolo, come la meccanica quantistica, manteneva una capacità di essere raccontata in analogie o similitudini relativamente semplici, come l’esempio del treno su cui è posta una fonte di luce. Perché la fisica di oggi è così difficle da divulgare?

Lei si lamenta della fisica, ma la matematica di oggi è assolutamente più incomprensibile. Io stesso, che pure ho una certa capacità matematica, non sono per niente in grado di seguire moltissime delle cose che vengono dette nella matematica di oggi. In questo, la fisica è molto meno colpevole. Il fatto è che utilizza la matematica della prima metà del XX secolo, che è molto più complicata di quella che usava Einstein: e quindi è anche più difficile da divulgare. È un grosso problema. Ma se legge i primi articoli di Einstein sulla relatività ristretta, la matematica che utilizza è quella del liceo.

Lei fa parte di quella comunità di fisici che è famosa per essere particolarmente internazionale, aperta. Le è capitato spesso di incontrare fisici profondamente religiosi?

Certamente sì.



La situazione è resa anche peggiore dal modo in cui vengono presentate le scoperte scientifiche, che sono presentate molto spesso con tono di stupore, sottolineando appunto l’aspetto magicoGiorgio Parisi


Questo aspetto è entrato nel vostro lavoro, nelle vostre discussioni?

Poco. In fondo, essendo la religione un ambito che cerca le risposte al di fuori del mondo, è difficile che avesse punti di contatto con il lavoro come fisico.

Molti scienziati che si dichiarano religiosi sottolineano che scienza e religione appartengono a sfere completamente diverse della vita, del pensiero. Crede che i due campi di indagine siano così nettamente separati?

Sono assolutamente d’accordo.

Altri scienziati invece, anche molto celebri presso il grande pubblico – penso oggi a Richard Dawkins – prendono posizione pubblicamente contro la religione e avanzano in modo positivo la tesi che la religione sia da combattere, in quanto promotrice di oscurantismo e intolleranza.

Io non l’ho mai pensato. Non sono religioso, ma non ho mai pensato di fare una battaglia contro la religione, tanto più utilizzando la mia autorità di scienziato per esprimermi su quei temi. Mi sembra una follia, senza voler giudicare le persone che lo fanno. Per quanto riguarda l’“oscurantismo”, in questo campo ci sono delle opinioni che si classificano come più politiche – ad esempio “la religione è l’oppio dei popoli”. Io terrei completamente separato un pensiero politico sulla religione da un pensiero scientifico sulla religione. Posso avere le mie idee politiche sugli influssi di un certo radicalismo islamico nella società, o di un certo pensiero del radicalismo cristiano protestante contro le teorie dell’evoluzione che si vede soprattutto negli Stati Uniti...



Io terrei completamente separato un pensiero politico sulla religione da un pensiero scientifico sulla religioneGiorgio Parisi


A questo proposito, veniamo all’Italia. Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, Lei fu tra i partecipanti ad una polemica intorno alla visita di papa Ratzinger alla Sapienza di Roma. In quell’occasione, scrisse: «quando lo stato abdica al suo ruolo di garante della laicità si crea un vuoto, un vuoto in cui molti cittadini non si sentono rappresentati» e anche «c’è una fortissima tensione politica intorno al problema della laicità». Crede che quella tensione sia ancora presente nella società di oggi, oppure il caso di Ratzinger è stato un caso isolato?

Era un momento in cui, da un lato, certe affermazioni di Ratzinger su Galilei non mi erano assolutamente piaciute. Dall’altro, un arcivescovo austriaco esprimeva dubbi sull’evoluzione. Con papa Giovanni Paolo II la situazione era molto diversa. Accettava tutte le cose scientifiche, aveva fatto diversi discorsi in questo senso.

E nel dibattito politico?

C’erano stati i problemi sulla legge sull’eutanasia, le staminali, la fecondazione assistita. All’epoca c’era certamente un tentativo delle gerarchie ecclesiastiche di imporre i loro principi morali non solo ai cattolici, ma anche agli altri cittadini. Certo, non tutti i cittadini erano d’accordo, neppure tutti i cattolici. Tra chi si oppose di più alle posizioni della gerarchia nel dibattito sul fine vita ci fu l’attuale senatrice Elena Cattaneo, che è cattolica, anche se non ne parla praticamente mai.

E oggi?

La posizione dell’attuale papa è molto più rilassata: mi sembra che abbia chiaro che una cosa è quello che devono fare i praticanti cattolici, un’altra quello che la Chiesa deve richiedere alla società. Il clima è certamente cambiato.

Tornando alla fisica, il mondo in cui viviamo sembra certificare la vittoria della tecnologia, del pensiero scientifico rispetto a posizioni avvertite come “conservatrici”, come quelle portate avanti da parte dei credenti.

Questa “vittoria” era vera forse quarant’anni fa. Ma negli ultimi anni il peso della religione e la sua influenza sulla storia di questo pianeta – penso a molte guerre di oggi, ai massacri in Jugoslavia, al conflitto tra sunniti e sciiti – sono tornati con una forza che non avevano da tanto tempo. La Seconda Guerra mondiale non era certamente una guerra mossa in primo luogo dalla Germania protestante alla Francia cattolica. Il peso odierno della religione si vede anche perché c’è una ricerca delle persone a valori, significati della vita che la scienza non può dare.



Ma negli ultimi anni il peso della religione e la sua influenza sulla storia di questo pianeta sono tornati con una forza che non avevano da tanto tempoGiorgio Parisi


Le sembra quindi che la scienza non abbia tutte le risposte.

La scienza ha risposte al mondo nel mondo, ma non spiega il perché del mondo.

Lei personalmente dove cerca, o dove trova, quelle risposte?

C’è una vecchia affermazione della dottrina cattolica: “La fede è una grazia”. Io questa grazia non ce l’ho, e quindi le risposte a quelle domande non me le so dare.

Forse si possono trovare nell’arte, o nella filosofia.

Restano risposte all’interno del mondo. Né l’arte, né la filosofia rispondono a domande sul senso, sulla trascendenza.

Torniamo all’attualità. Poche settimane fa Lei ha pubblicato su Nature una lettera in cui denunciava la difficile situazione della ricerca italiana. Ha sottolineato soprattutto lo sbilanciamento nei finanziamenti, tra quanto l’Italia dà per i progetti europei e quanto riceve. Ma si tratta solo di un problema di finanziamenti – per cui, quando aumenteranno, il meccanismo tornerà a funzionare – o l’università ha bisogno anche di riforme più profonde che riguardano il suo funzionamento?

C’è certamente un problema di soldi. Se non ci sono posti da offrire ai giovani, questi andranno all’estero. Dieci, quindici anni fa i soldi c’erano: e coloro che andavano all’estero per poi restarci erano un numero molto più piccolo. Non possiamo competere con chi ha finanziamenti per la ricerca enormemente più grandi di noi. Poi bisogna anche fare in modo che i finanziamenti arrivino alle persone giuste, ma per questo non servono nuove leggi o riforme epocali: il ministero ha in mano l’arma assoluta, ovvero il potere di come distribuire i finanziamenti e valutare come sono stati spesi i finanziamenti. Oggi, queste valutazioni non vengono mai fatte dopo aver dato i soldi, ma soltanto prima. Bisogna migliorare questo meccanismo e io vedo con favore la recente istituzione di un’agenzia per la valutazione in ambito universitario e della ricerca.


http://www.linkiesta.it/it/

mercoledì 23 marzo 2016

ATTACCO AL "CUORE DELLA UE": LO STRAGISMO DI STATO E' DIVENTATO ROUTINE




DI FEDERICO DEZZANI

federicodezzani.altervista.org

Martedì 22 marzo, l’ennesima strage attribuita allo Stato Islamico, questa volta a Bruxelles, sede del quartiere generale della NATO e dei palazzi dell’Unione Europea: due attentati, a distanza di circa un’ora uno dall’altro, hanno mietuto più di trenta vittime ed un centinaio di feriti. Non c’è nessuna sorpresa perché da tempo, specie da parte francese, erano stati preannunciati (minacciati?) nuovi attentati terroristici, strascichi dello “stato di guerra” in cui vive l’Europa. L’establishment euro-atlantico, man mano che l’eurozona affonda nella deflazione e si invigoriscono le spinte centrifughe, mostra il suo volto più sanguinario ed efferato: si mantiene così l’opinione pubblica in una condizione di eterna prostrazione, si invoca una politica estera comune tra i 28 membri della UE e si pongono le premesse per bloccare i flussi migratori che rischiano di travolgere Angela Merkel. I servizi israeliani hanno ricevuto “in appalto” la strategia della tensione che sta insanguinando l’Europa.



Europa sotto assedio: solo nausea, nessuna sorpresa

Non c’è sorpresa nel leggere notizie che arrivano da Bruxelles sull’ennesima strage del fantomatico “Stato Islamico”. La reazione è quella di chi tocca un bricco da caffè bollente: i riflessi condizionati ritraggono istintivamente la mano e magari si impreca, ma non c’è stupore, né paura, perché la mente associa al bricco da caffè l’alta temperatura e sa che ustionarsi rientra nel novero delle possibilità: lo stesso accade con la strage di Bruxelles del 22 marzo.

C’è ovviamente una naturale reazione di indignazione e rammarico, ma né spaesamento né sgomento: nell’attuale Unione Europeail terrorismo fa parte della cassetta degli attrezzi della politica e, da circa un anno (il primo caso fu la strage di Charlie Hebdo), si ricorre sempre più spesso, e con meno remore, al suo utilizzo. Arrivati a questo punto, è ormai chiaro che il ricorso al terrorismo di Stato, od alla “violenza politica”, è direttamente proporzionale all’aggravarsi delle crisi che stanno sgretolando l’Unione Europea: ad un incancrenirsi dell’economia, ad un accentuarsi della deflazione, ad una crescente cacofonia tra i 28 membri della UE su qualsiasi dossier, corrisponde una vampata di terrorismo. Si noti: terrorismo di Stato, perché sebbene nessuno qui neghi le criticità delle periferie parigine o brussellesi, la dinamica e le finalità degli attentati degli ultimi 15 mesi non lasciano dubbi circa la presenza di una regia che non può che essere quella di un’organizzazione governativa o simile.

È inutile sviscerare ora gli attentati: l’opera di analisi minuta, indispensabile per avvalorare la tesi dello stragismo di Stato (a suo tempo la compiemmo con l’assalto alla redazione di Charlie Hebdo e poi con la mattanza del 13/11 che colpì il venerdì sera parigino) deve essere compiuta quando le acque si sono parzialmente calmate, la grancassa della propaganda mediatica tace e si dispongono di dati certi. In questa fase è rilevante invece capire il contestoin cui sono maturati gli attentati ed a quali obbiettivi ottemperano.

La cronaca del sanguinoso martedì 22 (11+11, si noti l’elemento cabalistico) marzo, parla di due esplosioni all’aeroporto brussellese di Zaventem (14 vittime stimate) attorno alle otto di mattina ed un’ulteriore esplosione, a distanza di un’ora, presso la stazione Maelbeek della metropolitana (20 vittime stimate). I due attentati sono avvenuti, rispettivamente, uno a poca distanza dal quartiere generale della NATO ed uno nei pressi dei palazzi dell’Unione Europea: il teatro per le operazioni scelto dai terroristi è quindi, sulla carta, tra i più ostici ed impenetrabili d’Europa.

Immancabilmente il famigerato Stato Islamico, lo stesso che sta combattendo per la sua sopravvivenza a Raqqa, in Siria, ha rivendicato la paternità della strage attraverso l‘Amaq News Agency: si tratterebbe di una rappresaglia per le disfatte infertegli in Medio Oriente. Un secondo filone ricostruttivo sostiene invece che l’attentato sia frutto di una “cellula” locale, in risposta al recente arresto di Salah Abdeslam, il presunto terrorista sopravvissuto alla strage del 13/11: si tratterebbe in quest’ottica anche di un’azione preventiva per sfuggire all’imminente cattura.

A corroborare la pista dello Stato Islamico è l’immancabile SITE Intelligence Group, fondato e gestito dall’israeliana Rita Katz. Bisogna ricordare che senza il SITE, impegnato nel certosino lavoro di vagliare la tanto copiosa quanto misteriosa propaganda jihadista in rete, l’ISIS non avrebbe mai acquistato dell’aurea di ubiquità ed onnipotenza che rende oggi il Califfato (quando non è impegnato a contrabbandare petrolio con Ankara od a combattere l’esercito siriano per conto di Riad) l’organizzazione terroristica più temibile a livello globale, nonostante, si noti, i suoi possedimenti territoriali si siano rapidamente sfaldati dopo l’intervento militare russo.



Fuori discussione è l’ennesimo, tragico, sospetto e altamente equivoco fallimento delle forze di sicurezza: il piccolo regno belga è assurto, a partire dalla strage di Charlie Hebdo per arrivare alla mattanza del 13/11, a base operativa dei più efferati miliziani dell’ISIS, capaci di entrare ed uscire dal Paese (è il caso di Abdelhamid Abaaoud, il regista dell’ultima carneficina parigina) più volte e senza mai incappare in nessun controllo, o di portare il terrore nel cuore di Bruxelles, a due passi dagli uffici della Commissione Europea, in un momento per giunta di massima allerta.

L’attentato rievoca i recenti fantasmi del 13/11 francese, tanto che il primo ministro Manuel Valls può facilmente ribadire l’eccezionalità del momento che vivono la Francia e l’Europa:


“Nous faisons face à une menace particulièrement élevée. Nous sommes en guerre. Nous subissons en Europe depuis plusieurs mois des actes de guerre.”

Il premier francese, forse anche a giustificazione dello stato d’emergenza prorogato recentemente di altri tre mesi1, da sempre non lesina allarmismi, finendo così per essere quasi profetico. Risale infatti alla conferenza sulla sicurezza di Monaco di metà febbraio la sua (minacciosa) esternazione, rivelatasi ex-post corretta:


“Nous devons cette vérité à nos peuples: il y a aura d’autres attaques, des attaques d’ampleur, c’est une certitude. Cet hyperterrorisme est là pour durer, même si nous devons le combattre avec la plus grande détermination (…) Nous sommes entrés, nous tous le sentons bien,dans une nouvelle époque caractérisée par la présence durable de l’hyperterrorisme. Un hyperterrorisme qui se trouve à la confluence d’un pseudo-messianisme religieux et de l’usage de la terreur de masse”

Anziché chiedere le dimissioni dei fallimentari ministri degli Interni, rivoltare come un calzino gli impotenti servizi di sicurezza ed azzerare i vertici delle forze dell’ordine, sembra che le più alte cariche dello Stato accettino con rassegnazione e malcelata soddisfazione l’attuale ondata terroristica, senza perdere il sonno nel tentativo di sventare nuovi attacchi: anche per gli attentati di Bruxelles, come per quelli del 13/11, è già emerso che i servizi d’informazione belgi sapevano ed avevano lanciato un’allerta ma, ahi noi, non sapevano con precisione il luogo, la data e le modalità dell’operazione.2 Sorge però spontaneo il dubbio perché nessun abbia rafforzato i controlli all’aeroporto di Zaventem, considerato che gli scali aereisono un obbiettivo tra i più amati dai terroristi sin dagli anni ’70: “Attacco a Bruxelles, l’esperto: -L’aeroporto era incomprensibilmente sguarnito-”titola la Stampa3 e sulla questione, decisiva, torneremo tra poco.

Bisogna, a questo punto, porsi l’interrogativo: perché ora?

La strage del 13/11, parallelamente alla necessità di incrementare la presenza della NATO in Medio Oriente in un momento critico per l’ISIS,ottemperava all’esigenza di risollevare le fortune del presidente François Hollande, ai minimi storici in termini di gradimento, in vista delle elezioni regionali del dicembre successivo: obbiettivo sfumato, considerato che al primo turno il Front National, anti-euro ed anti-NATO, si è affermato come primo partito di Francia. E nel caso degli attentati di Bruxelles, quali fattori sono la causa scatenante? Abbozziamo una lista, in ordine crescente d’impellenza per chi ha architettato la strage:
l’economia dell’eurozona ed il settore bancario, specie nell’Europa del sud, versano in condizioni critiche: l’unione monetaria è tornata in deflazione a febbraio mentre le sofferenze bancarie in Italia crescono senza sosta;
le recenti elezioni tedeschi hanno sancito nei Land dove si è votato, la netta sconfitta di Angela Merkel, a causa delle politica delle porte aperte agli immigrati: urge quindi un pretesto per arrestare i flussi, evitando alla cancelliera un clamoroso dietrofront;
la crisi migratoria, inizialmente alimentata dalla UE/NATO, ha prodotto esiti opposti a quelli sperati (“meno Europa” e non “più Europa”), tanto da causare la sospensione de facto degli accordi di Schengen. Occorre quindi serrare le fila per evitare il tracollo.

L’Unione Europea è, in sostanza, dilaniata da forze centrifughe sempre più virulenti, tanto che lo speculatore George Soros, a lungo prodigatosi per strappare i Paesi dell’Est europeo alla zona d’influenza russa per annetterli alla UE, è costretto ad ammettere: “The EU Is on the Verge of Collapse”4.

Con le stragi di Bruxelles, portate “nel cuore dell’Europa”, nella “capitale dell’Europa” si tenta in extremis di invertire, o perlomeno rallentare, il processo di disintegrazione dell’Unione Europea, evocando “più Europa”, questa volta in materia di sicurezza, difesa e servizi d’informazione. Illuminante è, a questo proposito, il commento a caldo del premier Matteo Renzi:


“L’Ue vada fino in fondo, serve una struttura unitaria di sicurezza e difesa. È dal 1954 che si litiga sulla sicurezza comune. Ci vuole un patto europeo. L’Unione europea vada fino in fondo questa volta. (…) I nonni hanno sconfitto il nazismo e il fascismo, i genitori terrorismo, i fratelli più grandi la mafia. Noi abbiamo davanti una sfida inedita e tipica del nostro tempo ma che non è elemento originale per l’Italia e gli italiani. Come l’Italia ha saputo sconfiggere terrorismo e mafia così l’Europa sconfiggerà il terrorismo jihadista.”

Se l’Unione Europea è agonizzante, Schenghen si sgretola ed i 28 membri della UE sono sempre più in collisione, chi supervisiona la strategia della tensione che sta insanguando l’Europa? Forse il lavoro sporco è stato appaltato dall’establishment euro-atlantico a chi ha una lunga esperienza in materia di terrorismo ed attentati falsa bandiera, ed ha sia l’interesse a salvare la UE (per ragioni di politica estera) sia a fomentare l’odio occidentale verso l’islam e le comunità arabe (per ragioni di politica interna). Ma sì, alludiamo ai servizi israeliani.

La strategia della tensione appaltata ai servizi israeliani?

Il rapporto tra lo Stato d’Israele e l’Unione Europea, o meglio ancora la loro comune genesi nell’humus della finanza anglofona, richiederebbe una lunga trattazione che esula dalla nostra analisi: in questa sede ci è sufficiente dire che nel primo dopoguerra la famiglia Rothschild figura sia come rappresentante degli interessi sionistici nella dichiarazione Balfour del 1917, primo passo verso la nascita dello Stato ebraico, sia come finanziatrice delmovimento Paneuropa animato dal conte Richard Coudenhove-Kalergi, “padre nobile” dell’attuale Unione Europea.

Per Tel Aviv la salvaguardia dell’Unione Europea e la sua potenziale evoluzione negli agognati Stati Uniti d’Europa sono questione di sicurezza nazionale: accentrando la politica estera dei 28 membri a Bruxelles, sottraendola così alla discrezione dei parlamenti nazionali ed assoggettandola agli interessi della grande finanza transnazionale, lo Stato d’Israele ha la migliore garanzia che i suoi interessi siano tutelati, narcotizzando così le pulsioni di quegli Stati, in primis l’Italia ed in parte la Francia, naturalmente inclini, per motivi economici e di vicinato, ad una politica filo-araba. Nessun caso è più illuminante delle sanzioni all’Iran imposte agli Stati europei attraverso Bruxelles: senza le strette maglie della UE, sarebbe stato difficile ingabbiare l’Italia nella rete delle sanzioni, più probabile invece un loro netto rifiuto considerati gli stretti legami economici con Teheran.

Lo stesso presidente israeliano, Shimon Peres, ha recentemente ribadito la necessità per l’Europa di rimanere unita di fronte alla crisi migratoria (generata dal progetto di balcanizzazione del Medio Oriente caldeggiato da Tel Aviv), evidenziando quando stiano a cuore all’élite israeliane le sorti della UE5:


“È la dimostrazione di quanto breve sia la distanza fra lo gettare nella disperazione una persona e invece, quando aveva perso le speranze, aprirgli le porte di un destino migliore. L’Europa resti unita, perché la tragedia è di proporzioni talmente immense che nessuno può affrontarla da solo. Non può l’Italia, che sta facendo cose grandiose nei salvataggi in mare, e non può la Germania. L’Europa se è unita può farcela, ha risorse economiche e morali per risolvere la crisi”.

L’urgenza di sedare le spinte centrifughe che stanno svuotando la UE, è così sentita a Tel Aviv da indurla a mettere generosamente i propri servizi segreti a disposizione della strategia della tensione che sta martoriando l’Europa, ottenendo così un duplice risultato: da un lato, si creano nuove emergenze per frenare l’implosione dell’Unione Europea, dall’altro si alimenta l’odio verso la comunità mussulmane ed il mondo arabo, creando così un sentimento di affinità con il piccolo Stato d’Israele, “baluardo dell’Occidente” minacciato dai fedeli di Maometto.

Nella strage di 13/11 Israele compare più di una volta, specialmente attorno alla sala da concerto Bataclan dove si consuma la cruenta mattanza di 93 persone: il locale era stato venduto il precedente 11 settembre dallo storico proprietario, subito emigrato in Israele6, e stando alle dichiarazione del cantante degli Eagles of Death Metal, Jesse Hughes (sul palco quando iniziò la carneficina) la sicurezza del locale era a conoscenza in anticipo di quanto sarebbe accaduto. Nell’articolo “Eagles of Death Metal Frontman: Security Might Have Been in on Paris Attacks” si legge7:


“During an interview with the FOX Business Network’s Kennedy, Jessie Hughes, the lead singer of the band Eagles of Death Metal opened up about a terrorist attack on his band and concertgoers that took place at a Paris concert, and he alleges that security guards at the venue may have been involved.”

Nell’orbita dell’israeliano SITE Intellegent Group, ruotava anche “la mente” della strage del 13/11, quel Abdelhamid Abaaoud libero di viaggiare indisturbato tra la Francia ed la Siria, nonostante fosse tra i massimi ricercati d’Europa, e reso una “celebrità” nella galassia dell’ISIS dai macabri filmati scovati in rete dall’inafferrabile Rita Katz. Il defunto Abdelhamid Abaaoud era anche amico di quel Salah Abdeslam, pesce piccolo che sguazzava mondo del narcotraffico, che avrebbe dovuto farsi esplodere allo Stade de France il 13/11 ed è stato invece catturato il 18 marzo alla periferia di Bruxelles: Abdeslam è il primo terrorista ad essere preso vivo dalla strage a Charlie Hebdo e c’è da chiedersi quante scomode verità e quante inconfessabili collusioni potrà rivelare se non si imbatterà prima nel Jack Ruby della situazione.

E nella strage di Bruxelles del 22 marzo, dove si nasconde lo zampino dei servizi israeliani? Come nel caso degli attentati del 13/11 occorre focalizzare l’attenzione sui locali chiusi e sottoposti ad una rigida sorveglianza (in un caso il Bataclan e nell’altro lo scalo aereo), perché lì è più facile incappare nella connivenze che hanno permesso l’attacco, che si sarebbe potuto altrimenti sventare con facilità.

Le due esplosioni che hanno sventrato la hall dell’aeroporto di Zaventem sono avvenute a fianco del banco della American Airlines8: la compagnia aerea statunitense è tristemente nota alla cronache perché due suoi voli (American Airlines Flight 11 e American Airlines Flight 77) furono dirottati quel fatidico Undici Settembre per schiantarsi rispettivamente contro la Torre Nord ed il Pentagono (sebbene in quest’ultimo caso non sia stato rinvenutonessun detrito attribuibile ad un Boeing 767). Due degli aerei dirottati, tra cui il sullodato American Airlines Flight 11, si alzarono in volo dall’aeroporto Logan di Boston, dove la sicurezza era garantita dalla società olandese ICTS International9, creata e gestita da ex-personale dei servizi segreti israeliani.

Facciamo un salto temporale e torniamo all’aeroporto di Zaventem, martedì 22 marzo 2016, quando due ordigni deflagrano nei pressi del banco dell’American Airlines. Ebbene, da una veloce ricerca su internet, emerge non solo che la ICTS International garantisce tuttora la “sicurezza” della compagnia aerea statunitense10, ma addirittura che la sede belga della ICTS è propriodi fronte all’aeroporto di Zaventem, dove è ubicato un “centro operativo” della società degli ex-agenti dello Shin Bet.

Scorrendo la lunga lista di attentati “islamisti” ad aeroporti o voli aerei dell’ultimo decennio, ci si imbatte quasi sempre nella ICTS International: l’attacco allo scalo aereo di Zavantem, il colpo “al cuore dell’Europa”, non fa eccezione.

13








Federico Dezzani

Fonte: http://federicodezzani.altervista.org

Link: http://federicodezzani.altervista.org/attacco-al-cuore-della-ue-lo-stragismo-di-stato-e-diventato-routine/

23.03.2016



1http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/francia-prorogato-stato-emergenza_2160655-201602a.shtml


2http://www.agi.it/cronaca/2016/03/22/news/bruxelles_intelligence_aveva_allertato_attacco_imminente_-632742/


3https://www.lastampa.it/2016/03/22/esteri/e-il-colpo-di-coda-del-network-jihadista-del-bataclan-aUS2JVJiJKAaEjc9wCHiNJ/pagina.html


4http://www.nybooks.com/articles/2016/02/11/europe-verge-collapse-interview/


5http://www.repubblica.it/esteri/2015/09/07/news/shimon_peres_la_germania_ha_dato_prova_che_il_nazismo_non_si_ripetera_-122368723/


6http://fr.timesofisrael.com/les-anciens-proprietaires-juif-avaient-recemment-vendu-le-bataclan/


7http://www.foxbusiness.com/features/2016/03/09/eagles-death-metal-frontman-security-might-have-been-in-on-paris-attacks.html


8http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/22/news/esplosioni_aeroporto_bruxelles-136033299/


9https://en.wikipedia.org/wiki/ICTS_International


10http://www.ictseurope.com/clients

MONTE PASCHI, DOPO TRE ANNI NUOVI DUBBI SULLA MORTE DI DAVID ROSSI. IN 600 AL CORTEO DI SIENA






Una telefonata, un’agenda sparita, testimoni mai convocati. Le ombre sull’inchiesta che parlò di suicidio. E la città ricorda il suo figlio scomparso con un corteo che partirà proprio da piazza Salimbeni. “Rompete il silenzio, alzate la testa” recita la locandina che invita la città a reagire e chiedere la verità, su quanto accaduto a David ma anche su quella banca un tempo regina che ha reso Siena una delle città più ricche d’Italia
di Davide Vecchi | 6 marzo 2016
COMMENTI (54)



Più informazioni su: David Rossi, Monte dei Paschi di Siena, Siena

Un’ultima telefonata da dieci minuti mai rintracciata. Un’agendina nera sequestrata e scomparsa. E poi numeri di cellulare rimasti senza nome, testimoni non convocati, l’ufficio in cui ha trascorso le ultime ore di vita lasciato aperto per quasi un’intera giornata, persone riprese dalle telecamere di sorveglianza accanto al corpo schiantato al suolo ma ancora vivo non individuate.

Ogni volta che dalla procura di Siena spunta qualche atto d’indagine relativo alla morte di David Rossi emergono nuovi dubbi sullaprima inchiesta che bollò frettolosamente e in poche settimane la scomparsa dell’ex capo comunicazione di Rocca Salimbeni comesuicidio. E quando la vedova, Antonella Tognazzi, ha invocato giustizia chiedendo di riaprire il caso, si è ritrovata indagata con l’accusa di voler ricattare la banca e speculare sulla tragedia. Lei e pure il suo avvocato, Luca Goracci.
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Nel novembre 2014 presentarono una prima istanza di riaperturaallegando alcuni elementi emersi dall’analisi degli hard disk dei computer di Rossi e dei filmati delle telecamere di sorveglianza. Dai primi saltarono fuori mail con le quali David annunciava all’amministratore delegato, Fabrizio Viola, la volontà di togliersi la vita e andare a parlare con i magistrati. Dall’analisi delle seconde il consulente Luca Scarselli concluse che la caduta e l’impatto al suolo non corrispondevano alle dinamiche di un suicidio. Più altri elementi. Ma non servì. C’è voluto un cambio al vertice della Procura, la tenacia dei familiari e altre tre perizie con l’evidenza tecnica e riscontri autoptici a far riaprire l’inchiesta nel novembre 2015.

Oggi, a distanza di tre anni da quel 6 marzo 2013 quando David uscì dal Monte passando per la finestra del suo ufficio, Siena ricorda il suo figlio scomparso con un corteo che alle 17.30 partirà proprio da piazza Salimbeni. “Rompete il silenzio, alzate la testa” recita la locandina che invita la città a reagire e chiedere la verità. Magari non solo su quanto accaduto a David, ma anche all’altro cadavere della città: quella banca un tempo regina che ha reso Siena una delle città più ricche d’Italia.

Alla Fondazione che l’ha a lungo controllata pochi giorni fa il ministero dell’Economia ha chiesto pure di rinunciare all’articolo fondativo dello Statuto del 12 febbraio 1472 che impegna i vertici a mantenere la sede a Siena. E negli ultimi cinque secoli son accaduti eventi ben più tragici dell’acquisto di Antonveneta, l’operazione cui ancora oggi si attribuisce la responsabilità principale della crisi del Monte e dell’effetto domino che ha decimato i blasoni della città: la squadra di basket Mens Sana, il Siena calcio, l’università, il polo museale.
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A compiere quell’operazione finanziaria furono i vecchi amministratori:Giuseppe Mussari,Gianluca Baldassarri eAntonio Vigni. Sono ritenuti i colpevoli di tutto. Lasciarono il Monte con i conti del 2013. Da allora i nuovi vertici,Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, chiamati per salvare l’istituto di credito, non sono riusciti a bloccare l’emorragia. La ricchissima Fondazione è stata spogliata, circa duemila dipendenti sono stati licenziati o esternalizzati e centinaia di sportelli venduti.

La Bce, lo scorso ottobre con gli stress test, ha concluso che il problema non era solo Mussari & C., rivelando che la drammatica situazione finanziaria sia dovuta per lo più ai crediti deteriorati e non, come si è sempre lasciato intendere, alle conseguenze dei derivati Alexandria e Santorini. Dopo l’intervento della banca centrale, Mps ha riportato nel bilancio 2014 il dato delle perdite su crediti: 7,8 miliardi. Contro i 2,7 del 2013, i 2,6 del 2012 e l’1,3 del 2011. Gli anni dell’era Mussari. Quello cacciato a suon di monetine. Lui è a processo. È stato condannato a Milano, insieme a Baldassari e Vigni, per ostacolo alla vigilanza in merito ai contratti derivati. I tre sono ricorsi in appello. L’iter della giustizia.

Lo stesso che chiedono i familiari di David Rossi. Lui non era indagato né coinvolto nell’inchiesta. Eppure il 19 febbraio, due settimane prima di morire, fu oggetto di perquisizione perché “legato o collegato in ragione di pregressi rapporti amicali, professionali e personali” a Mussari, si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. Perquisirono l’abitazione privata, l’ufficio, i veicoli e persino – si legge – “la persona”. Perché era ritenuto amico di Mussari. Durante le perquisizioni non fu rinvenuto nulla di utile. Quando, due settimane dopo, il cadavere di David venne ritrovato senza vita, il pm titolare dell’inchiesta sul presunto suicidio, Nicola Marini (poi affiancato da Natalini), non approfondì con la medesima attenzione: questo hanno sempre lamentato i familiari di Rossi. E lo chiedono ancora oggi. Insieme alla città. Orfana anche della banca.

Da Il Fatto Quotidiano

martedì 22 marzo 2016

E’ UN UFO QUELLO SUI GETTONI FRANCESI DEL 17ESIMO SECOLO?

Ufo sui gettoni francesi del 17esimo secolo

Periodicamente riprendono a circolare sul web notizie relative a possibili tracce “storiche” della presenza di un’attività aliena sul pianeta Terra. E’ il caso dei famosi gettoni francesi del 1680 che da una cinquantina d’anni vengono ritenuti dagli ufologi di tutto il mondo la prova che almeno un Ufo nel 17esimo secolo è apparso nei cieli d’Europa in modo così evidente da rimanere impresso in alcuni gettoni. Se navigate sul web vi renderete conto che la notizia, che è tornata a circolare da qualche giorno, iniziò a circolare già nel 2005.

LA DITTATURA DELLE BANCHE – L’ANATOCISMO VINCE ANCORA





Per una misteriosa associazione mentale, la parola anatocismo mi ricorda l’upupa, “ilare uccellino calunniato dai poeti” , secondo Eugenio Montale. Upupa è, nella nostra lingua, una parola dal suono sinistro, per via delle due u e della pronuncia sdrucciola: così Foscolo e Parini ( i poeti calunniatori) , hanno citato il piccolo volatile in passi tenebrosi e notturni delle loro poesie. Licenze poetiche .

lunedì 21 marzo 2016

ENERGIA NUCLEARE: IN 5 ANNI CHIUSE 32 CENTRALI



L’energia nucleare ad oggi è utilizzata in 31 Paesi al mondo ma le rinnovabili crescono a ritmi più alti e l’eolico ha triplicato la produzione


L’energia nucleare rappresenta ancora una risorsa a cui il mondo non è in grado di rinunciare ma, rispetto agli anni scorsi, la sua incidenza sulla produzione globale si riduce in favore delle fonti non esauribili. Le energie rinnovabili generano 7,7 milioni di posti di lavoro e mostrano un trend di crescita significativo e che sembra destinato a trovare continuità anche nei prossimi anni, a discapito delle fossili che, negli anni, potrebbero dimostrarsi sempre meno vitali per il soddisfacimento del fabbisogno energetico mondiale.

domenica 20 marzo 2016

SORVEGLIANZA SATELLITARE DEL CERVELLO (CONTROLLO MENTALE)





FANTASCIENZA?

“Gli strateghi politici sono tentati di sfruttare la ricerca sul cervello e sul comportamento umano. Il geofisico Gordon J.F. MacDonald, un esperto di problemi di guerra, dice che impulsi elettronici adeguatamente cronometrati e generati artificialmente, potrebbero condurre ad un modello di oscillazioni che produce livelli relativamente alti su alcune zone della Terra… in questo modo si potrebbe sviluppare un sistema che altererebbe seriamente le prestazioni del cervello di una vastissima popolazione nelle regioni selezionate per un periodo esteso”.


NON POTETE NON SAPERE COS’È IL TRANSURFING VADIM ZELAND E I SETTE PRINCIPI DELLO SPECCHIO

Vadim Zeland
Vadim Zeland






















Di Vadim Zeland abbiamo parlato in un articolo del 2013 che proponeva un’intervista inedita e nel 2009 presentammo il Transurfing e lo Spazio delle Varianti che sono alla base della sua teoria.
Vadim Zeland è una persona molto discreta che non desidera notorietà e non ama parlare di sè. Di origine russa è un ex-fisico e ricercatore di fisica quantistica. Il suo solo desiderio è condividere una Conoscenza della quale non si ritiene autore ma solo il tramite.

LE PERSONE CON GLI OCCHI AZZURRI HANNO UN UNICO ANTENATO COMUNE


Una nuova ricerca, tutta danese, dimostra che le persone con gli occhi azzurri hanno un unico antenato in comune.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenhagen ha rintracciato una mutazione genetica che ha avuto luogo tra i 6000 e i 10000 anni fa ed è la causa del colore degli occhi di tutti gli esseri umani con gli occhi azzurri che vivono oggi sulla Terra.

sabato 19 marzo 2016

ADDIO EUROPA: LA CINA SCALZA LA GERMANIA COME MAGGIOR IMPORTATRICE DI PETROLIO DALLA RUSSIA



La collaborazione petrolifera russo-cinese si presenta come la più importante delle collaborazioni di questo tipo al mondo.

C'era da aspettarselo. Avevamo già segnalato che la Russia aveva sostituito l'Arabia Saudita come primo fornitore di petrolio alla Cina. Adesso l'Agenzia internazionale dell'Energia (AiE) annuncia che alla fine del 2015 la Cina ha sorpassato la Germania come primo importatore dalla Russia.

IL FATTORE UCRAINO NEGLI EQUILIBRI GEOPOLITICI


La guerra in Ucraina continua, anche se in Occidente oramai nessuno ne parla. Non cessano le sofferenze dei civili nelle regioni orientali del Paese e nel frattempo il governo di Kiev è in totale fallimento, politico ed economico.

© SPUTNIK. VITALY BELOUSOV
“In Ucraina la catastrofe è già arrivata”Il Fondo Monetario Internazionale aveva avvisato che se Kiev non avesse avviato le riforme, i finanziamenti previsti sarebbero saltati ed infatti, dall'inizio del 2016 Kiev non ha visto un soldo. Dopo tante promesse e speranze il governo di Kiev si ritrova mollato dall'Europa e dagli Stati Uniti. 


LA FORZA RIVOLUZIONARIA DELLA SPIRITUALITA' NELLA SOCIETA' MATERIALISTA E CONSUMISTA





Il denaro può essere considerato il fondamento del sistema dei valori soltanto da persone che hanno smarrito la dimensione spirituale e non riescono a vedere nella vita altra prospettiva dalla soddisfazione delle esigenze materiali, che accomunano gli esseri umani alle altre specie animali, con similitudini sostanziali nella classe dei mammiferi a cui essi appartengono. 

venerdì 18 marzo 2016

CLAMOROSO, BCE: “PRONTI A DARE DENARO DIRETTAMENTE AI CITTADINI”

CLAMOROSO, BCE: “PRONTI A DARE DENARO DIRETTAMENTE AI CITTADINI”

E’ di pochi minuti fa una clamorosa dichiarazione di Peter Praet, executive board member e chief economist della Banca Centrale Europea (BCE).

Praet ha dichiarato che la BCE non ha finito le munizioni. In particolare potrebbe “ricorrere alla Helicopter Money” e “semplicemente distribuire denaro al pubblico se le altre misure dovessero fallire”.

L’AGENDA LIBICA: UNO SGUARDO PIU’ ATTENTO ALLE E-MAILS DI HILLARY



I critici si son chiesti a lungo quali fossero le ragioni alla base del violento intervento in Libia. I messaggi di posta elettronica di Hillary Clinton, pubblicati di recente, confermano che non si trattava di proteggere le persone da un feroce dittatore, ma che era solo una questione di soldi e di banche, per ostacolare la sovranità economica africana.

giovedì 17 marzo 2016

HARRY WEXLER – UN ‘GIGANTE’ DELLA SCIENZA


DISTRUGGERE L’OZONO STRATOSFERICO PER RISCALDARE LA TERRA
Wexler


“Il controllo climatico può essere classificato come esercizio ipotetico interessante, ma soltanto fin dove le conseguenze della manomissione degli eventi atmosferici su larga scala possono essere valutate in anticipo. La maggior parte dei progetti che sono stati proposti potrebbero richiedere impegni ingegneristici colossali e comportare il rischio intrinseco di un danno irrimediabile al nostro pianeta” Harry Wexler (1)Harry Wexler (1911- 1962), terzo figlio di immigrati russi, è stato uno dei meteorologi più influenti della prima metà del XX secolo.

QUANTO SI MUORE IN ITALIA E NEL MONDO A CAUSA DELL’AMBIENTE

Vivere in un ambiente malsano causa un quarto di tutte le morti ogni anno, per lo più evitabili. Ecco le misure da prendere per cominciare a evitarle


(foto: STR/AFP/Getty Images)

12,6 milioni. Tante sono state nel 2012 le morti dovute all’ambiente. Sfruttato, trafficato, inquinato – dentro e fuori casa – privo di acqua potabile, di servizi igienici. Minacciato da sostanze chimiche, quanto biologiche, pericolose. Un ambiente per molti versi insano, e che più o meno direttamente ha portato a ictus,malattie cardiovascolari, cancro, malaria, infezioni respiratorie,diarrea. Per un totale di oltre 12 milioni di vittime nel 2012, un quarto di tutte le morti globali. Morti per lo più evitabili, tuona oggi l’Organizzazione mondiale, sfoderando i dati della seconda edizione del rapporto, Preventing disease through healthy environments: a global assessment of the burden of disease from environmental risks, appena pubblicato.

URBAN JUNGLE - UNA SERIE DI FOTO DA UN DRONE MOSTRANO L’INCREDIBILE DENSITÀ DI HONG KONG




ECCO COME SI VIVE IN UNA DELLE CITTÀ PIÙ AFFOLLATE DEL MONDO
Hong Kong si sveglia ogni mattina tra i suoi grattacieli che svettano oltre 150 metri tra le nuvole (sono tra i più alti del mondo) e una popolazione di oltre sette milioni di persone compressa in un'area di poco più di 1 km quadrati. Ovvero più di 17.000 persone per 2 km quadrati...

SCIENZIATI SCOPRONO IL LUOGO DELL’ANIMA ALL’INTERNO DEL CERVELLO UMANO





Un team di scienziati del Centro Ricerche di Neuroscienze dell’Università di Cambridge, non solo hanno dimostrato l’esistenza dell’anima, ma anche identificato la regione del cervello in cui si trova.

NON CREDERAI A CIÒ CHE QUESTO TÈ PUÒ FARE PER LA PRESSIONE



La Tisana all'Hibiscus, o più comunemente Karkadè è molto usata come rimedio naturale e casalingo per la salute.
L'Ibisco (Hibiscus L., 1754) è un genere delle Malvaceae che comprende circa 300 specie tra piccoli alberi, arbusti e piante erbacee annuali o perenni. Il nome deriva dal greco e probabilmente fu assegnato da Dioscoride, noto medico dell'antichità, vissuto nel I secolo
L'ibisco in Italia è, per antonomasia, l'Hibiscus syriacus, la specie ornamentale più diffusa, un arbusto a foglie caduche che fiorisce da luglio ad ottobre, molto diffuso in coltivazione come pianta ornamentale, nei giardini e come arredo urbano.

“SOVRAPPOPOLAZIONE” E IL FINANZIAMENTO DELLA 3° GUERRA MONDIALE




L’OPERAZIONE ‘BARBAROSSA 2’



DI PETER KOENIG

Information Clearing House

“Le guerre sono orribili. L’unica cosa buona delle guerre è che contribuiscono a ridurre la popolazione mondiale”.

Ho sentito poco fa questa frase pronunciata da una persona che consideravo migliore. Ne sono rimasto scioccato e gli ho chiesto cosa intendesse.

“Beh, non pensi anche tu che il mondo sia sovrappopolato?”



Stentavo a credere che quelli fossero i pensieri di una persona che rispettavo. Potrebbero anche essere i pensieri di altre persone intorno a me. Aprendo gli occhi su una dimensione che finora avevo ignorato, i pensieri e i sogni segreti della gente iniziavano a rivelarsi; pensieri che normalmente si confidano in un ambiente familiare o quando si è indotti a rivelarli, quando cioè vengono alla luce le verità più nascoste.

mercoledì 16 marzo 2016

IL RITORNO DELLE “NAVI DI LUCE” SU TEPOZTLAN, MESSICO



Il giorno 6 febbraio 2016, la signora Yolanda Ramirez si trovava vicino alla localita Pera, esattamente sulla strada che porta a Cuernavaca (Messico), che è molto vicino a Tepoztlán. Yolanda durante il viaggio è riuscita a documentare alcune incredibili immagini che ritraggono tre oggetti luminescenti che volano sopra una zona conosciuta come la valle della Magia e del Misticismo.





Questa valle è conosciuta per via dei molti avvistamenti UFO o delle cosidette Navi di Luce, avvistate anche dal famoso contattista Carlo Diaz. Le leggende della regione parlano di contatti con esseri extraterrestri e raccontano che già da cinque secoli oggetti di luce appaiono su Tepoztlan e vengono osservati da tutta la popolazione, che li interpreta non come UFO, bensì come il modo più semplice che le montagne e la Terra hanno per comunicare fra loro.

NUOVO NANOFARMACO POTREBBE CURARE IL CANCRO CON METASTASI

Nuovo nanofarmaco potrebbe curare il cancro con metastasi


Messo a punto un farmaco composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come polmoni e fegato, distruggendole. Il nuovo nanofarmaco è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti ”sbalorditivi”, tanto che si punta ad avviare i test sull’uomo il prossimo anno.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, è frutto del lavoro di un team di ricercatori dello Houston Methodist Research Institute, guidati da Mauro Ferrari, uno dei maggiori esperti di nanotecnologie in medicina a livello mondiale.

AIUTI UE AI PALESTINESI? SE LI PRENDE ISRAELE – NEW






La scoperta l’ha fatta un israeliano, l’economista Shir Hever, che da anni studia a mettere insieme i pezzi sparsi dei costi – e benefici – dell’occupazione israeliana del territorio palestinese. Non è facile, perché si tratta di mille rivoli fra ONG, ONU,



 autorità europee…Gaza

Per esempio: recentemente il glorioso Tsahal ha abbattuto le case di famiglie beduine n sul territorio occupato presso Gerusalemme, e un finanziamento europeo ha consentito ai senza tetto di restare sui loro terreni, che lo stato ebraico e i “coloni” fanatici volevano prendere loro. Per questo intervento, l’ambasciatore UE Lars Faaborg-Andersen, è stato dipinto in manifesti dei fanatici come Hannibal Lecter, il cannibale de “Il Silenzio degli Innocenti”.

L'ULTIMO REGALO DEL PD AGLI ITALIANI



DI ANTONIO SCIOTTO

ilmanifesto.info

Blitz del Pd, e ciao all'acqua pubblica

Commissione Ambiente. Ok all’emendamento che apre alla gestione dei privati. M5S e Sinistra Italiana lasciano i lavori per protesta: "Traditi 27 milioni di cittadini che votarono il referendum nel 2011". Lo scontro adesso si sposta in Aula. In tutte le città dove i servizi idrici sono stati privatizzati le tariffe sono cresciute esponenzialmente


L’ultimo regalo del Pd agli italiani riguarda l’acqua: il “blitz” è avvenuto ieri in Commissione Ambiente della Camera, dove è stato approvato un emendamento – a firma Enrico Borghi – che ha abrogato l’articolo 6 del progetto di legge sull’acqua, e con esso l’obbligo che la gestione dei servizi idrici sia pubblica. «È stato eliminato il cuore della legge, tradendo così i 27 milioni di cittadini che hanno votato il referendum del 2011. Noi ritiriamo la nostra firma», hanno protestato M5S e Sinistra italiana, che avevano sostenuto la proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta da 400 mila persone dopo il referendum.